Archetipo SRL – Blog – Archetipo srl http://blog.archetiposrl.com Notizie dal mondo dell'edilizia Fri, 31 Dec 2021 15:43:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.6 TERRAZZI E BALCONI nell’architettura bioclimatica dell’edificio http://blog.archetiposrl.com/2018/03/terrazzi-e-balconi/ Fri, 16 Mar 2018 17:09:06 +0000 http://54.37.69.83/blog/?p=2380

Il termine terrazzo è normalmente usato per definire uno spazio architettonico aperto ed agibile, accessibile dal singolo alloggio, in aggetto o coperto, di grandi dimensioni o semplicemente piccolo e definito come balcone, generalmente caratterizzato da una vista, sia essa su un grandioso panorama naturale o su un emozionante contesto cittadino.

Non usato anticamente e ancora non concepito nel periodo classico, comincia a prendere una certa importanza nel rinascimento, per diventare uno spazio da vivere con Le Courbusier, e assurgere alla fama con le imponenti terrazze della “Casa sulla cascata“ di Wright.

Il terrazzo o semplicemente il balcone è entrato nella progettazione residenziale dei nostri tempi assumendo gradualmente funzionalità e importanza; in un primo tempo concepito come luogo per depositare quanto sgradito nell’alloggio, già negli anni settanta diventa il luogo dove passare piacevoli momenti dediti alla coltivazione di piante e fiori: arrivano gerani, rose e oleandri a ravvivare le facciate dei condomini e ad addolcire la vista delle vie cittadine dalle finestre.
Nasce così a poco a poco il desiderio di arredare il proprio terrazzo, per godersi un pranzo o semplicemente un caffè nelle radiose giornate di primavera inoltrata, di illuminarlo, per vivere il fresco della sera dopo una calda giornata estiva: una moda nata prima nelle città, dove la quotidianità sempre più veloce e la scarsità degli spazi verdi, soprattutto negli anni settanta e ottanta, procuravano sempre più il desiderio di allontanarsi dal grigiore delle strade asfaltate e dal loro inquinamento; nel corso degli anni, anche i residenti nella verde Brianza sono giunti a non accontentarsi più dei preziosi momenti passati al Parco o nelle campagne, e a provare il piacere di continuare anche nella propria abitazione l’emozione suscitata da un ambiente naturale circostante ricco e generoso di panorami.

I TERRAZZI di ARCHETIPO


Da anni pensiamo a balconi, portici e terrazzi come parte delle nostre case, dove vivere momenti della nostra vita quotidiana in relax e serenità.
Un posto al tempo stesso ricco e semplice: ricco di vegetazione, con l’intensità dei suoi profumi e la varietà dei suoi colori stagionali; semplice, nel suo uso e mantenimento.
Così anche la progettazione dei terrazzi diventa più attenta, dall’ideazione degli spazi da vivere per ogni alloggio alla selezione dei materiali costruttivi e delle finiture.

la presenza di profondi terrazzi o portici, inoltre, garantisce l’ombreggiamento estivo dei locali ed il conseguente raffrescamento degli ambienti nelle ore più calde, mentre permette il passaggio dei raggi solari nel periodo invernale, quando questi sono più bassi sull’orizzonte, massimizzando il guadagno termico.


Le fioriere diventano caratteristica dominante, permettendo di contornare lo spazio con una vegetazione, che sia appropriata alla specifica esposizione del terrazzo stesso al sole, e offra in tutte le stagioni un appropriato aspetto vegetativo.

Opportuni impianti di irrigazione, progettati per distribuire il giusto apporto idrico, e collegati a centraline programmabili, permettono il mantenimento della vegetazione durante ogni momento, anche in occasione di prolungate assenze dall’appartamento;
Il terrazzo prende così le sembianze e la funzione di un ulteriore ambiente dell’alloggio, un vero e proprio salotto, aperto ma protetto, in grado di offrire un po’ di fresco in estate ma anche del tepore nelle ore centrali delle giornate invernali.

 

Ma il beneficio non si limita  all’alloggio, estendendosi a tutto l’edificio, che proprio grazie ai suoi verdi terrazzi si inserisce nel contesto con un impatto ambientale positivo, dove il verde si pone quale elemento determinante nell’architettura bioclimatica dell’edificio, promuovendo un nuovo modo aperto di vivere integrandosi nell’ambiente.

]]>
Tecnologia e sostenibilità presentate in una tesi di maturità http://blog.archetiposrl.com/2017/08/tecnologia-e-sostenibilita-trattata-in-una-tesi-di-maturita/ Tue, 01 Aug 2017 09:36:24 +0000 http://54.37.69.83/blog/?p=2273

Programmare ora per il futuro di domani: è probabilmente questo il motivo per cui è diventato sempre più importante parlare di case passive, case nZEB. Edifici che abbassino o addirittura annullino il consumo di energia.

Ma i futuri tecnici, oggi ancora giovani spettatori del nostro impegno a migliorare la qualità della vita, per noi oggi ma soprattutto per il loro avvenire, cosa pensano delle nuove tecnologie e come vedono quello che noi stiamo programmando ora per loro?

Abbiamo il piacere di presentare una tesi di maturità, preparata da un ragazzo, che crede nel suo futuro e nella possibilità di migliorarlo, grazie alla progettazione sostenibile,  riducendo l’impatto ambientale a beneficio della salute e del comfort ed elevando la qualità della fruizione degli utenti.

Leggi la tesi:

Parte prima: l’involucro edilizio

– Parte seconda: Sistemi tecnici al servizio del fabbricato

]]>
L’AT1 e il Consorzio BWP: una nuova chance di sviluppo per Biassono e la Brianza http://blog.archetiposrl.com/2017/06/lat1-e-il-consorzio-bwp-una-nuova-chance-di-sviluppo-per-biassono-e-la-brianza/ Fri, 30 Jun 2017 08:01:10 +0000 http://54.37.69.83/blog/?p=2248

Esiste nel comune di Biassono un ambito di trasformazione, denominato AT1 dal PGT vigente, che rappresenta una grande occasione di rilancio del territorio e dell’economia locale; esso promuove contestualmente anche un’opportunità di sviluppo e salvaguardia in termini ambientali.

Vediamo il perché.

L’ambito ha una superficie territoriale di circa 307.000 mq, una superficie considerevole in grado di accogliere un’alta quota di nuovi volumi edilizi; questi ultimi, però, non è detto che debbano necessariamente appartenere a nuove attività da insediare; potrebbero provenire anche da volumi esistenti, ma che sarebbe opportuno, sotto il profilo ambientale, delocalizzare.

In altre parole si prefigura la possibilità di innescare un meccanismo doppiamente virtuoso sotto il profilo economico e sotto il profilo ambientale; se il comparto potrà diventare area di atterraggio di crediti edificatori per attività economiche, anche da delocalizzare, sarà possibile ottenere soddisfazione economica e contestualmente il potenziamento del valore ecologico del territorio comunale.

Quest’ultimo vede la presenza di impianti industriali posizionati in aree che andrebbero riqualificate e valorizzate sotto il profilo paesaggistico e ambientale; lo sviluppo dell’ambito di trasformazione AT1 può essere l’occasione per delocalizzare tali attività e per massimizzare la valorizzazione economica e, al tempo stesso, ambientale, dell’intero territorio di riferimento. Individuare il comparto come area di nuovo atterraggio di crediti edilizi, maturati a fronte della riqualificazione di aree di pregio (per esempio prossime al Lambro e al Parco di Monza), potrebbe permettere all’amministrazione comunale di migliorare la qualità dell’assetto del sistema insediativo e di aumentare la quota di aree da restituire agli ambiti non urbanizzati, con funzioni ecologico-ambientali nello stesso tempo.

Questo comporterebbe l’applicazione di una sorta di meccanismo di compensazione territoriale estesa al territorio comunale, e non solo, nella quale si vedrebbe per il privato  migliorare le proprie possibilità di sviluppo economico e il “pubblico” aumentare le aree di valore ambientale e migliorare l’assetto insediativo complessivo del suo territorio.

Facendo riferimento, infatti, al concetto di “bilancio ecologico del suolo”, cosi come inserito nella LR 31/14, grande è la potenzialità di questa visione di sviluppo urbanistico, dove, a fronte di aree di nuova urbanizzazione, se ne liberano delle altre in zone particolarmente sensibili e interessanti sotto il profilo ecologico ambientale. In questa ottica, infatti, un saldo zero raggiunto ridando al territorio aree libere di pregio è di gran lunga preferibile al semplice impedimento di nuove impermeabilizzazioni.

Va sottolineato, altresì, che le aree di “decollo”, occupate da volumi da delocalizzare, devono generare un plusvalore, inteso in termini di valorizzazione fondiaria così da permettere:

  • l’acquisizione della nuova aree su cui trasferire i volumi;
  • di coprire i costi di costruzione del nuovo insediamento;
  • di coprire gli eventuali costi di smaltimento e bonifica del vecchio sito;
  • di coprire i costi della messa in produzione dei nuovi impianti.
  • di coprire i costi di gestione della complessa procedura tecnico – amministrativa – giuridica economica e finanziaria necessaria a permettere una delocalizzazione.
  • non per ultimo in ordine di importanza e di valore, di coprire i costi fiscali e notarili delle operazioni.

A seguito della rivalutazione potrà essere attivata la delocalizzazione della funzione “mal posizionata” e la rinaturalizzazione dell’area di partenza.

La delocalizzazione potrebbe inoltre essere declinata anche a scala sovracomunale e, se ben governata, potrebbe facilmente portare ad un bilancio ambientale per l’intero ambito provinciale a saldo positivo.

Si prefigura, cioè, l’opportunità di usare il trasferimento di crediti da ricollocazione come incentivo alla liberazione di aree, oggi occupate da impianti industriali inadeguatamente posizionati su aree sensibili sotto il profilo ambientale su tutto il territorio provinciale.

L’ambito AT1 ha grandi potenzialità, anche perché è interessato dal progetto infrastrutturale della SP6, peduncolo di collegamento tra l’autostrada Pedemontana e il territorio comunale. La realizzazione di tale asse viabilistico è di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’area e del territorio comunale tutto; infatti, esso consentirà l’accesso al territorio biassonese direttamente dalla rete autostradale provinciale e nazionale e non più attraverso la minuta rete di viabilità comunale. In altre parole, con la realizzazione di questa infrastruttura, tutta Biassono vedrà alzarsi il suo livello di accessibilità e diventerà inevitabilmente un sito attrattore per funzioni non solo produttive (quali sono quelle già insediate sul nostro territorio comunale) ma anche terziarie e direzionali.

A metà strada tra Malpensa e Orio al Serio, Biassono e l’ambito AT1 rappresenteranno un’ottima localizzazione per tutte le funzioni legate al business internazionale.

Le finalità progettuali di sviluppo dell’area in oggetto, dunque, sono individuabili in prima battuta nel rafforzamento della struttura produttiva di Biassono e nella sua maggiore razionalizzazione, poi anche e soprattutto nello sviluppo di un sito ad alta attrattività per attività commerciali e direzionali. Esso potrà andare a caratterizzarsi come il comparto meglio infrastrutturato e meglio posizionato per l’accoglimento di nuove funzioni, non solo del comune, ma anche dell’area metropolitana milanese tutta.

Tenendo insieme quindi i due obiettivi di sviluppo economico e rivalutazione ambientale del territorio, appare evidente come l’operazione di trasformazione di questa area è una grande chance, poiché essa ha tutte le caratteristiche atte al raggiungimento degli obbiettivi di cui sopra.

Non molte aree in Brianza vantano tali caratteristiche, vantaggi e opportunità.

Dal punto di vista strettamente gestionale il suo sviluppo urbanistico ha bisogno che venga messo a sistema un meccanismo di perequazione/compensazione di livello sovracomunale, che punti alla riqualificazione di tutto il territorio provinciale, non solo  di quello comunale e che veda la possibilità di applicare il concetto di delocalizzazione anche ad aree eventualmente esterne al comune di Biassono.

Inoltre, la Brianza centrale è tra le zone più densamente urbanizzate e infrastrutturate della Lombardia e da tempo rappresenta un bacino attrattivo per aziende di svariati settori industriali. A fronte della crisi economica degli ultimi anni, tale settore ha visto entrare in affanno molte realtà produttive, mentre altre, ancora solide e in espansione, hanno bisogno di nuovi spazi, nuovi servizi e nuove sinergie da attivare. Attrarre nuove aziende, perché no anche dall’estero, potrebbe rappresentare il nodo centrale dello sviluppo di questi territori.

Dal punto di vista progettuale consideriamo che:

  • le destinazioni d’uso ammesse dal PGT vigente sono quelle inerenti le attività economiche produttive; ammesse quelle commerciali e quelle proprie del terziario direzionale;
  • il dimensionamento è definito in funzione dell’assetto infrastrutturale; con quello attuale è prevista la possibilità di edificare 40.000 mq di superficie coperta. Con la realizzazione della SP6, opera connessa all’autostrada pedemontana, in virtù del miglioramento dell’assetto viabilistico e di accessibilità al sito, il PGT ammette la possibilità di aumentare la superficie coperta fino a 90.000 mq.

Il progetto prevede quindi l’individuazione dei lotti fondiari per attività economiche; questi sono altresì inseriti in ampie fasce di verde e di aree per servizi. Infatti, al fine di garantire la continuità ecologica richiesta nelle istanze progettuali del PTCP della Provincia di Monza e Brianza, sono state inserite molte aree in cessione, soprattutto come verde di connessione con le aree a parco del comune di Lissone.

La superficie coperta proposta è inferiore a quella massima permessa dal PGT ed è di 74.000 mq.

Il 47% della superficie dell’ambito è interessato da aree in cessione e le aree verdi garantite (cedute o meno), da ricomprendere in termini ecologico funzionali entro la rete verde di ricomposizione paesaggistica del PTCP, ammontano al 18% del totale; fermo restando poi che parte degli standard aggiuntivi da garantire per le funzioni commerciali e terziarie andranno ad aggiungersi alla quota di aree verdi di connessione, questa percentuale è destinata a diventare decisamente più alta.

La trasformazione urbanistica vedrà quindi rispettata la necessità di garantire che la quota di consumo di suolo, a saldo dell’operazione, sia negativa rispetto alla quota di aree verdi non impermeabilizzate assicurate internamente ed esternamente al comparto.

Come dicevamo, inoltre, esso dovrà necessariamente essere attuato tramite un meccanismo perequativo; è infatti chiaro come si debba garantire l’equa distribuzione dei diritti edificatori tra tutti i proprietari, in maniera indistinta rispetto alla localizzazione delle superfici ma proporzionale ai millesimi di proprietà sul totale della superficie territoriale.

Per una migliore gestione dell’ambito è già stato costituito da tempo un consorzio tra i proprietari denominato Blasionum West Promotion (BWP).

Lo sviluppo del comparto è immaginato come un’operazione di continua ripartizione dei carichi e dei diritti edificatori. In tal modo sarà possibile prevedere un meccanismo in continuo equilibrio tra concessione di crediti edilizi e oneri urbanizzativi.

L’obiettivo è costruire un meccanismo di gestione che, a prescindere da cosa e quando verrà insediato, possa adattarsi alle richiese degli imprenditori che di volta in volta dovessero manifestare interessi concreti a realizzare progetti in loco.

In questo modo sarà più facile infatti anche accogliere quei volumi provenienti da eventuali delocalizzazioni di cui si diceva sopra.

Il PGT ha già previsto due fasi di attuazione, l’una prima e l’altra successiva alla realizzazione dell’opera connessa all’autostrada pedemontana; si rende così indispensabile costruire le regole che permettano la realizzazione di progetti prima e dopo la costruzione di tale infrastruttura e portare così a termine la costruzione dell’intero comparto per l’intera superficie coperta in progetto.

Lo strumento urbanistico ha assegnato all’ambito una quota più bassa di superficie coperta per la prima fase, cioè in assenza dell’infrastruttura viabilistica necessaria per assorbire il carico veicolare generato dalle nuove attività da insediare; nella seconda fase, ad infrastruttura realizzata, invece, viene data la possibilità di completare lo sviluppo edilizio del comparto con una quota di superficie coperta più alta.

Si prefigura quindi la necessità di creare un “Banca del credito edilizio” di comparto (tipo quelle comunali sulla perequazione urbana), attraverso la quale gestire le eventuali vendite di diritti edificatori. Per la realizzazione del comparto i proprietari vendono le loro quote di credito edificatorio, o parti di esso, alla suddetta banca, la quale le acquisisce e le distribuisce sul comparto in base alle necessità di sviluppo che di volta in volta dovessero presentarsi.

Questo sistema permetterà maggiore flessibilità nella realizzazione del comparto e garantirà una maggiore uguaglianza tra i proprietari, che vedranno riconosciute le loro quote di superficie edificabile, per ogni superficie realizzata, in proporzione alla percentuale millesimale posseduta sul totale. In tal modo, alla percentuale di realizzazione della superficie, ammessa per fase, corrisponderà anche la stessa percentuale di realizzazione di standard pubblici previsti, e tutti i proprietari parteciperanno proporzionalmente in base alle loro quote millesimali.

Inoltre l’accoglimento di volumi da delocalizzazione offrirà l’opportunità di veder accrescere da un lato la quota di superfici per servizi pubblici e dall’altro di superfici rinaturalizzate.

Per concludere, è importante sottolineare come l’operazione di delocalizzazione dei volumi risulti particolarmente efficace da un punto di vista ecologico; con essa infatti si vanno a liberare aree prossime a quelle naturali di pregio già esistenti e si va quindi immediatamente ad aumentare il valore di continuità ecologica territoriale a ulteriore potenziamento dell’intero sistema delle aree protette e ad alto valore naturale comunale, provinciale e regionale.

Possiamo aggiungere in ultimo che la previsione di realizzare il peduncolo autostradale sull’AT1 ha la “controindicazione” di rappresentare un elemento di frammentazione per il residuale territorio naturale dell’intorno del comparto e rende parzialmente vanificati gli sforzi di mantenimento della connessione ambientale nel suo progetto di sviluppo. Sotto questo profilo risulta ancora più auspicabile quindi che si inneschi il meccanismo di rinaturalizzazione delle aree di cui dicevamo.

Come sempre sottolineano i naturalisti, infatti, non è importante solamente mantenere quote di suolo libero, non impermeabilizzato e non urbanizzato, ma anche e soprattutto tenerle in continuità fisica con altro territorio naturale, affinché si possa produrre il massimo effetto di efficienza ecologica.

]]>
Novità su leggi e normative di urbanistica in Lombardia – Giugno 2017 http://blog.archetiposrl.com/2017/06/novita-su-leggi-e-normative-di-urbanistica-in-lombardia-giugno-2017/ Fri, 30 Jun 2017 07:30:47 +0000 http://54.37.69.83/blog/?p=2243

La regione ha emanato la legge regionale 24 maggio 2017, n. 16, entrata in vigore il 31 maggio 2017, in modifica alla disciplina contenuta nell’articolo 5 della L.R. 31/2014 sulla riduzione del consumo di suolo.

Ci pare importante sottolineare come con le modifiche apportate i comuni riacquistino la possibilità di intervento strategico nello sviluppo dei loro territori. La variazione normativa infatti, sembra essere intervenuta al fine di superare lo stallo pianificatorio che di fatto si stava verificando per le amministrazioni locali non essendo ancora stati adeguati il PTR e i PTCP di riferimento. 

La norma è stata modificata in modo tale da dare la possibilità ai comuni di approvare varianti generali o parziali del documento di piano e piani attuativi in variante al documento di piano se viene assicurato un bilancio ecologico almeno pari a zero, cioè non superiore allo zero.

Ciò equivale a dire che si è cercato di spingere maggiormente sul pedale della rigenerazione del suolo urbanizzato puntando alla sua rinaturalizzazione grazie ad interventi di travaso dei pesi insediativi.

Anche le tempistiche vengono in parte modificate e particolarmente rilevante è la possibilità di prorogare i documenti di piano già scaduti sino all’adeguamento dei piani sovraimposti seguendo la procedura delle varianti a bilancio ecologico non superiore allo zero di cui sopra.

La nuova legge prevede infatti che, nelle more dell’adeguamento del Piano Territoriale Regionale (PTR), dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP), del Piano Territoriale Metropolitano (PTM) e dei Piani di Governo del Territorio (PGT) alle previsioni della legge regionale sul consumo di suolo i comuni possano approvare unicamente:

  • le varianti generali o parziali del documento di piano e i piani attuativi in variante al documento di piano, comunque “assicurando un bilancio ecologico del suolo non superiore a zero”;
  • le varianti finalizzate all’attuazione degli accordi di programma a valenza regionale, all’ampliamento di attività economiche già esistenti nonché le varianti attraverso la procedura dello sportello unico per le attività produttive.

E’ possibile scaricare il testo della normativa al seguente link: Clicca qui

Con deliberazione 23 maggio 2017 n. 1523, il Consiglio Regionale inoltre ha adottato le integrazioni al PTR necessarie all’adeguamento dello stesso alla legge regionale sul consumo di suolo.

I documenti integrati sono reperibili al seguente link: Clicca qui

Con deliberazione di Consiglio Provinciale n.15 del 31 maggio 2017, pubblicata all’Albo della Provincia in data 7 giugno 2017, poi, la Provincia di Monza e Brianza ha adottato la variante alle Norme del Piano territoriale di coordinamento provinciale.

Il Ptcp adottato è depositato per 30 giorni, a far data dal 13 giugno 2017, presso la Segreteria Generale della Provincia, con sede a Monza in via Grigna 13.

E’ possibile scaricare il testo delle NTA al seguente link: Clicca qui

]]>
Pavimenti Industriali, Livellamento Laser e Resine http://blog.archetiposrl.com/2017/06/pavimenti-industriali-livellamento-laser-e-resine/ Mon, 05 Jun 2017 07:35:18 +0000 http://54.37.69.83/blog/?p=2223

Recentemente abbiamo potuto realizzare il nuovo capannone ad uso deposito per Lo Scatolificio Rossi di Vedano (MB): un insediamento industriale, tipicamente realizzato con sistema costruttivo prefabbricato e con pavimentazione interna in battuto di cemento.

Tale pavimentazione, comunemente definita con il termine “pavimento industriale”, è costituita da una piastra in calcestruzzo, e deve il suo nome alla sua più comune destinazione, l’industria: è infatti la pavimentazione più usata in capannoni produttivi, magazzini e grandi depositi, centri commerciali.

La norma UNI 11146 “progettazione, esecuzione e collaudo dei pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale” definisce i criteri per le fasi di realizzazione di queste pavimentazioni, costituite da una piastra di calcestruzzo e da eventuali trattamenti superficiali atti a migliorarne le prestazioni.

La formazione di un pavimento industriale richiede un’accurata progettazione e un’attenta verifica nelle varie fasi di lavorazione: verifica del sottofondo, ove non devono risultare tubazioni o quant’altro possa ridurre lo spessore del cls, o ristagni d’acqua, che potrebbero indicare presenza di argilla, con possibili conseguenti movimenti verticali, probabili  cause di dissesti fino a formazione di crepe e rotture: molti rischi sono scongiurati da preventive prove su piastra.

Successivamente si procede ad un accurato isolamento delle strutture verticali che verranno a contatto con il massetto in cls, quindi alla posa dell’armatura: quella metallica, che limita le fessure del cls nei giunti durante il ritiro, e quella secondaria, costituita da fibre sintetiche, in grado di trattenere la formazione delle microfessurazioni legate al ritiro; scelta accurata del cls, che, proprio per l’inserimento delle fibre sintetiche, vede diminuito il proprio grado di lavorabilità, rendendo obbligatorio l’uso di additivi superfluidificanti, necessari per scongiurare gli effetti dannosi imbarcanti e di ritiro, e quindi da scegliere in funzione delle condizioni climatiche e delle temperature dell’aria durante il getto.

A questo punto avviene il getto, con possibile uso di pompa, vibrato in tutti i punti di contatto, e staggiato; quando è richiesto un elevato grado di planarità, con tolleranze di circa mm 3 su ml 2, questa lavorazione avviene con l’uso di una macchia denominata LASER SCREED, a controllo computerizzato, dotata di un braccio telescopico, al termine del quale è posta una staggia vibrante.

Questa lavorazione risulta particolarmente indicata per magazzini e depositi caratterizzati da scaffalature di altezza superiore a ml 10, che necessitano quindi l’utilizzo di carrelli elevatori di elevata precisione, anche a filo guidato.

La fase successiva costituisce la formazione dello stato di usura, legato al tipo di sollecitazione che il pavimento dovrà sopportare: per questo strato vengono usati quarzi naturali di cemento, opportunamente premiscelati e additivati con fluidificanti e disperdenti, distribuiti a spolvero sul cls ancora fresco, ripetutamente finchè il cls contenga sufficiente umidità.

Le operazioni vengono quindi concluse effettuando il taglio del masseto a quadri regolari, per ottenere giunti di contrazione nel massetto stesso, andando così a controllare la normale contrazione che subisce il cls nell’indurimento.

I giunti di contrazione, che tendono ad aumentare le dimensioni durante la contrazione del cls,  vengono quindi sigillati con resine poliuretaniche, in grado di resistere ad urti e pressioni delle ruote dei carrelli.

L’altezza delle scaffalature da installare nel deposito ha richiesto proprio le caratteristiche di precisione e planarità sopra descritte, pertanto, avvalendoci della ditta Pavibeton, specializzata nel settore, si è proceduto nella realizzazione del massetto con le fasi citate.

La distribuzione interna, caratterizzata da aree su cui appoggiano gli scaffali e spazi adibiti al passaggio dei muletti e persone, ha portato alla scelta di utilizzare due differenti strati di finitura del pavimento industriale.

Per le superfici destinate al collocamento degli scaffali, si è realizzato un rivestimento in resina a film antipolvere, denominato “FLOORPOX”, con applicazione di primer a base di resine epossidiche, e successiva applicazione di rivestimento epossidico, con colorazione a scelta; rivestimento applicabile tuttavia su pavimenti in cls stagionato e privo di umidità: questo ha determinato l’inserimento della barriera al vapore nel getto del massetto.

Per i percorsi adibiti al passaggio di carrelli di precisione, invece, si è utilizzato una pavimentazione con resina autolivellante, denominata “Floorpox AV” in grado di garantire un’ottima resistenza al passaggio dei carrelli, una lunga durata nel tempo, con scarsa manutenzione e facilità di pulizia, e la possibilità di scegliere finiture lucide e opache; anche’essa richiede assenza di umidità, determinando analogamente l’inserimento della barriera al vapore.

I rivestimenti in resina scelti e realizzati hanno conferito al pavimento industriale un aspetto pulito e luminoso, oltre a garantire la funzionalità richiesta dal tipo di attività da svolgere all’interno del capannone.

]]>